20. set, 2022
Ieri sera ero in macchina al tramonto, un tramonto di fine estate, in cui la luce lascia posto al buio troppo rispetto alle abitudini degli ultimi mesi, ma che regala degli spettacoli immensi. Il profilo delle montagne si stagliava netto nel cielo arancione, tinta su tinta con il colore che le foglie stanno prendendo ormai da alcuni giorni, con i frutti che il periodo regala: cachi, zucche, i primi mandarini e le prime arance. Correre, uscire di casa ogni giorno alla stessa ora per tanto tempo, significa anche questo. accorgersi prima e più degli altri del cambiamento di clima, del mutamento della natura. Lo si sente nell' aria, attraverso la pelle che comincia a rabbrividire anziché a sudare. Questo connettersi con l' esterno ha un valore immenso per l' uomo, e sempre più perduto, dimenticato nonostante i nostri antenati fossero abituati a seguire il ciclo delle stagioni anziché misurare il tempo con orologi e calendari. Un uomo sempre più viziato da ambienti illuminati artificialmente, scaldato i raffreddati elettronicamente, basti pensare alle scuole, la luce dei neon accesa dal mattino al pomeriggio nonostante fuori le giornate siano ancora luminose e calde, ci si dimentica persino di aprire le finestre. I nostri bambini respirano per ore solo l' odore dei banchi e dei libri, che per carità, è buonissimo e piace tanto anche a me, ha un che di decadente, di qualcosa che si sta perdendo, anche in questo caso sostituto da qualcosa di elettronico e assolutamente inodore. Prendiamo per mano i terreni arati, le foglie dorate, le nuvole morbide che ispirano la fantasia con le loro forme geniali, e prendiamo per mano noi stessi in questo viaggio, seguendo il cambiamento.