17. set, 2022
L' acqua che uso per lavarmi dopo la corsa è tornata ad essere calda, e significa solo che l' aria della mattina mentre corro è tornata ad essere fredda, umida, con un profumo di erba bagnata e campi arati, la terra che esala il vapore immagazzinato nella notte, che è tornata marrone dopo mesi di verde, di mais, di coltivazione e lavoro. Le piante fanno cadere i primi frutti maturi, i fichi, i cachi crescono e si colorano.
Mi immergo nella vasca con in testa questi pensieri mutevoli come le nuvole spinte dal vento, stamattina, tutto contrario in base alla mia direzione, ovviamente. Fresco, non freddo ancora, per fortuna, toglie le gocce di sudore dalla fronte e mi sfila le cuffiette dalle orecchie, utile e dispettoso. Lascio che l' acqua lambisca il mio corpo, sento una parte di esso calda, quella immersa, e l' altra ancora fredda di sudore, quella ancora in superficie. La pelle comincia a scolorire all' abbronzatura estiva, il segno del costume sbiadisce come i ricordi della stagione calda. E' triste, si, ma ce ne saranno altri, più belli, più brutti, non ci è dato sapere, per fortuna. Piano piano il livello dell' acqua nella vasca si alza e mi nasconde sotto la superficie bollicinosa, il bagnoschiuma tenta di imitare il profumo di cocco e frangipane e infatti si chiama giustamente "tropic shower". Pomposo, esagerato, cerca di irretire il cliente con promesse poco credibili. Mi immergo ancora un pò, ora sento il calore anche dentro di me, lo assorbo e lo faccio mio, mi servirà. Ne faccio provvista come uno scoiattolo accumula noci e nocciole per sopravvivere alla brutta stagione, memorizzo gli ultimi raggi di calore regalati dalla nostra stella per farmi aiutare quando non li sentirò più per mesi, me ne nutro per avere riserve di energia. Saluto tutti gli emblemi dei mesi bollenti in cui mi sono beata e do loro appuntamento tra un anno. Guardo al di là di questo lasso temporale con gli occhi di chi vuole cambiare come fa la natura con le stagioni, inesorabile, ogni giorno.