20. ago, 2022
Correre al mare è una mano santa. Correre a Lignano è un miracolo: per me, correre in un posto significa omaggiarlo, significa trovare il modo migliore per esplorarlo, sentirlo mio, farne parte. A casa corro sempre negli stessi due, tre percorsi, metto il pilota automatico e via. In un posto nuovo, invece, devo memorizzare strade, case, alberi, nomi di vie, perché poi devo tornare indietro, e devo sapere la strada da fare, che sia a ritroso o una strada diversa, magari parallela a quella fatta prima, ma nuova. Quando torno in un posto in cui ho corso, mi sento a casa, perché so di aver visto particolari che solo un abitante potrebbe notare, passando nel corso del tempo sempre nello stesso punto. Un autoctono può essere distratto dalla sua vita, dai suoi pensieri, mentre io sono completamente concentrata su quello che sto facendo, e lo so, mentre corro la mia mente è una spugna, assorbo odori, sfumature, ricordo quello che ascolto nelle cuffie, registro minuzie che in altri casi forse mi perderei. Purtroppo.
Calcare correndo i marciapiedi che ho percorso per anni, con in testa sogni e desideri, ora che sono adulta e che qualche somma della mia vita la posso anche tirare, mi fa sentire strana sotto diversi punti di vista, un pò strana serena e un pò strana preoccupata. Tante cose sono andate molto meglio di come mi immaginavo da ragazza, tante altre sono andate molto peggio, altre non sono andate proprio per niente. Quando mi affacciavo sul grande balcone della casa delle vacanze, respiravo il salmastro e memorizzavo il verso dei gabbiani, promettendo a me stessa che quando sarei stata "ricca e famosa" quella casa l' avrei comprata e avrei raccontato a figli e nipoti le avventure di una sognatrice. Quando mi immergevo nell' acqua salata, e ci stavo per ore mentre le mani si raggrinzivano, il mio corpo goffo di adolescente non aveva più le forme di cui mi vergognavo, il mare era una sorta di fonte battesimale che non cancellava i peccati ma mi permetteva di sentirmi senza confini, facevo la stella marina con le orecchie sott' acqua e sentivo il mio respiro uniformarsi con quello del mare, che è quello delle onde, del suo moto incessante e pacifico, ma che sapeva trasformarsi in burrasca se il vento di bora iniziava a soffiare. Come me. Pacifico e rilassato ma pronto anche a reagire agli eventi esterni. La vita viene dal' acqua e mai come quando la mia pelle viene lambita dalle sicure acque adriatiche sento che non può che essere così, la mente si fonde con il verde, e si colora di quella sfumatura, finalmente in pace con ogni sua cellula, i neuroni che per un attimo paiono frenare la loro incessante, velocissima corsa, in omaggio a quello che sta vivendo il resto del mio corpo. Un attimo di pace, finalmente.