4. ago, 2022
Ed eccole le vacanze: desiderate, guardate da lontano come il miraggio dell' acqua dopo giorni di deserto. Durante tutto l' anno incastro appuntamenti e incombenze con l' abilità del re del Tetris, un equilibrista del tempo sempre in bilico tra quello che si è prefissato di fare in una giornata - sempre troppo- e quello che davvero riuscirà a fare - sempre troppo poco-, lamentando l' inesistenza di un giorno composto da 36/ 48 ore a seconda delle necessità. Poi un bel giorno smetto di lavorare, mi aspetta un mese di ferie. E cado nel buco nero. Dove sono tutte le idee che mi erano venute mentre non avevo tempo di ascoltarle? Dove sono tutte le belle avventure che volevo mettere in atto quando finalmente le mie giornate non sarebbero state scandite da una routine impazzita? Il vuoto cosmico, e il tempo che comincia a diventarmi nemico, ma nel senso opposto. Non so come impiegarlo. O meglio, non è proprio così. Mattina si corre, ci si allena, si cucina, si pulisce casa con qualche lavoro extra ordinario di manutenzione che richiede più tempo. E quello se ne va. Pomeriggio crollo sul divano una mezza' ora schiacciata da un caldo che da secoli l' Italia non assaggiava, Luciferi e diavoli vari che si accaniscono contro una penisola già altamente martoriata da altri drammi e cataclismi. Ok, rinfresco il lievito madre, metto in pratica qualche ricettina che avevo tenuto da parte e compongo un paio di gioielli che mi era venuto in mente di assemblare mesi prima. Bene. E adesso? Adesso io so qual' è il mio problema, l' allergia al relax. Non ce la posso fare: l' idea di mettermi sul divano a guardare la tv, a leggere, far la maglia, ricamo, uncinetto e non so che altro mi terrorizza. La mia testa di legno si è intestardita sul fatto che stando fermi non succede nulla di buono, le chiappe ad un certo punto iniziano a far male e anche i meccanismi della mente cominciano a muoversi un pò troppo veloci. Pensano un pò troppo, direi eccessivamente. No buono, urge darsela a gambe. Penso che la parola rilassamento per me sia ancora un vocabolo semi sconosciuto, con cui ho poca armonia e che mi fa paura. Ancora. Immersa nella penombra del salotto, cerco di domare i cavalli imbizzarriti della mia coscienza e ogni volta mi pare che qualcuno in più mi dia ascolto, ma è un lavoro faticoso, lento, con continue ricadute. Non demordo però. Arriverò ad un punto in cui tutti morderanno il freno, cominceranno a rallentare e si ritireranno i buon ordine nelle scuderie di una mente finalmente in pace.