22. lug, 2022

Noi siamo il limite

C' è stato un tempo in cui i cambiamenti mi facevano paura. Pensavo solo a quello che sarebbe potuto andare storto e non mi godevo nulla della novità. Ma si cresce, per fortuna. E si capiscono un bel pò di cose, per fortuna. Sono state tante le rivoluzioni che ho dovuto attuare nel corso degli anni, parlo di quelle lavorative, in primis, ma anche di quelle mentali. Le esperienze di lavoro che ho fatto sono innumerevoli ormai, e mentirei dicendo che tante volte ero spaventata, iniziando una nuova avventura: mi sono completamente reinventata quando finalmente, per amore, mi sono trasferita e ho fatto un salto nel vuoto, senza rete. Io, all' ambiente della primissima infanzia, mi sono riscoperta insegnante alla primaria senza preparazione alcuna, armata solo dalla forza di volontà e di tanta passione, che credo poi sia l' ingrediente segreto, la marcia in più che fa la differenza tra lo riuscire bene e il galleggiare bivaccando all' interno di un mestiere che, a mio parere, il bivacco e la mera sopravvivenza non li contempla proprio. Con i bambini, bisogna avere il fuoco, perché non loro non perdonano, loro non ammettono la mediocrità nel mestiere. Loro pretendono e meritano il meglio di chi gli sta accanto, e più le loro fragilità sono grandi più è importante che passi questo messaggio, che siamo li per loro e per il loro benessere.

La mente diventa elastica, lavorando con i bambini, che ogni giorno superano un limite, una sfida, che ogni giorno fanno un' esperienza nuova e io mi chiedo: perché noi adulti invece ad un certo punto chiudiamo la saracinesca delle prospettive e vediamo tutto solo e sempre dallo stesso punto? E no. Così ci incanutiamo e basta, così sprofondiamo solo, diventiamo cariatidi che fissano sempre lo stesso orizzonte. Io non ci sto, non lo permetto, perché superare ogni giorno una sfida fa rimanere vivi e attivi, fa circolare il sangue nelle vene e le idee nella testa. Vietato fermarsi, vietato poltrire sulla quotidianità. Da ragazza odiavo lo sport, ad esempio. Mi imboscavo negli spogliatoi durante l' ora di educazione fisica e la corsa campestre era il mio incubo peggiore. Due mesi fa ho corso per centro chilometri, io, che dicevo di non saper correre. Quante cose pensiamo di non saper fare? A quanto si rinuncia perché sottostimiamo la capacità di adattamento che possediamo? Abbiamo attraversato una pandemia, stravolto abitudini e routines che percorrevamo da una vita. Se ci avessero detto che avremmo dovuto vivere in clausura per mesi, se ce lo avessero preventivato, saremmo andati nel panico e di sicuro avremmo pensato di non farcela. Ma ce l' abbiamo fatta. Ne siamo usciti malconci, di certo non migliori come qualcuno troppo ottimista pensava, ma siamo ancora qui. E tutto questo, tutto il vissuto, diventa un bagaglio che ci permette di conoscere un pò meglio noi, l' umanità, il mondo, e quello che ognuno di noi può sbaragliare, se solo ci si crede un pò. Non siamo fatti per fermarci, ma per camminare sempre avanti, anzi correre.. perché alla fine correre significa perdere l' equilibrio perun momento, sbilanciarsi in avanti verso una direzione, qualunque sia. Facciamoci portare dalla curiosità di capire fino a dove possiamo arrivare, siamo noi il nostro unico limite, il trucco sta nel non averne.