3. dic, 2021
Ieri sono tornata a casa ad un orario "normale", normale per me, intendo. Che mi consentiva di entrare dalla porta senza sembrare uno tsunami, mettere a posto la spesa senza lanciare le cose a caso dentro al frigorifero. Bere una tisana, poggiare il sedere 10 minuti sul divano prima che la belva feroce chiedesse cibo o bisognasse iniziare a spignattare per la cena.
E mi sono sentita persa.
Una donna senza uno scopo nella vita.
Ma come??
Ogni giorno mi ripeto che dovrei organizzarmi meglio per non fare tutto come se fossi stata morsa da una tarantola e quel giorno che ci riesco?
Il disagio completo.
Poi ho capito: più corro, più corriamo, meno c' è tempo per rimuginare. Cioè, non è la scoperta del secolo, no no. Questo è un dato di fatto. Ma io ho voluto girarlo per una volta a mio favore. Mi fermo e mi assale qualche pensiero. Prima sarei saltata in piedi come un grillo, agguantato lo swiffer e tolto i sei granelli di polvere appoggiati sulla foglia finta della pianta finta del salotto. Invece me lo sono vietato, e sono rimasta li. In compagnia del criceto che sfrecciava sereno sulla sua ruota e mi presentava i suoi pensieri. I miei pensieri, che ho scoperto non essere brutti e spaventosi come una volta. Progetti di vita, di casa, preoccupazioni, queste si, ma vissute con un animo più leggero, perché più consapevole di essi. Forse sono cresciuta? Forse ho imparato qualcosa da questi anni di delirio? Sicuramente che il tempo per fermarsi e pensare alla piega che ha preso il mio vivere quotidiano è un toccasana, perché tasto il polso della mia (in)sanità mentale e posso aggiustare il tiro. Non sempre ce la faccio ma è un inizio. Piccoli passi. Uno avanti, tre indietro. Ma quell' uno avanti sai che valore?