16. nov, 2021

Il pensatoio

Quando Internet era agli albori, blog e post non esistevano, scrivevo sui quaderni. Pagine e pagine di Pigna Nature che riempivo nelle pause di studio universitario, Moleskine collezionati per fissare sulla carta le frasi e le parole di grandi autori, ma anche di canzoni e film che mi erano entrati nel cuore e mi facevano riflettere. Non ero felice, no, non ero serena. Pensavo che la mia vita sarebbe stata quella di una simil gattara solitaria che nessuno sopportava e che non sopportava nessuno. Pensavo che una volta presa la strada della sfortuna quella non mi avrebbe mai abbandonato, e la mia vita sarebbe rimasta su quel binario morto per sempre. Non ero per niente sicura che il destino girasse, e che prima o poi voltandosi mi avrebbe notato e avesse pensato "Oh toh, mi sono dimenticato di questa qui" vedendomi rannicchiata in un angolo con il mio fardello di preoccupazioni e terrori. Vedevo chi mi stava intorno costruirsi una vita, fare figli, matrimoni, eccellere nel lavoro. Io mi barcamenavo tra genitori in lotta, cane, periodi up and down, senza gloria alcuna. Ma scrivevo e pensavo e più scrivevo e più pensavo, tanto che i miei quaderni erano numerati e dietro al numero c' era una scritta: Il Pensatoio. Si, quello di Albus Silente che per alleggerire la mente se la svuotava con la bacchetta magica e infilava i suoi argentei ricordi e le sue riflessioni in questa gigantesca fonte del suo studio, in modo da averli sempre a portata di mano ma senza portarseli sulle spalle. Trovata geniale, anche senza la bacchetta magica. Perché ricordi e riflessioni vanno salvaguardati, perché siamo noi, sono la nostra essenza. Senza passare da quelle situazioni non saremmo chi siamo oggi, sotto ogni sfumatura. Ermal Meta in una canzone dice che dalle cicatrici sulla schiena nascono le nostre ali, ed è un' immagine per me illuminante. Dal momento buio, da quello che fa male, bisogna ripartire per trovare il bene e il sereno. I miei quaderni sono li in fila, mi aspettano e mi rammentano quanto ci ho sospirato sopra, quanta strada ho fatto e quante cicatrici mi hanno attraversato la pelle. Ora sopra ognuna di esse c' è un tatuaggio, una pietra miliare di ciò che è stato e che mi ha plasmato. Una sofferenza per un sorriso. Il destino gira, ci vuole male e ci vuole bene ma siamo noi che lo dobbiamo interpretare ed esserne fautori, non abbracciarlo passivamente pensando "Doveva andare così". Lottiamo, non sempre vinciamo, ma l' azione ci rende vivi, è energia, è la nostra gloria quotidiana.