3. nov, 2021

La sensibilità del runner

la cosa che più mi strega delle corse su lunghe distanze è la sensibilità. Nel resto del tempo della nostra vita siamo quasi anestetizzati, li invece riesco a sentire bene le sensazioni. La fatica, le tante ore in movimento. Ad esempio capita di sentire lungo il percorso qualcuno che suona, e ci si trova a commuoversi. Mi piacerebbe ci fosse anche nella vita reale questa sensibilità, ma forse abbiamo troppi sistemi di auto protezione, per non essere troppo fragili. Con la fatica ci si toglie scaglie di protezione, siamo noi stessi con le nostre emozioni, senza freni. Nella vita normale mica puoi metterti a piangere di fronte alle persone perchè senti della musica, cosi come nulla fosse. In una ultra maratona si".

Leonardo Soresi, ultramaratoneta friulano, descrive così la corsa, e in particolare quella su lunga distanza. In realtà per me la differenza non esiste. Quando metto le scarpe ed esco, entro in contatto con la parte di me più profonda. Penso sempre che se avessi iniziato a correre prima mi sarei risparmiata anni di terapia, perché quando il fiato si spezza inizio a dialogare con me, come non mi succede durante gli altri momenti del giorno. Che sia un' ora, due, o cinque, sono quelle che mi permettono di conoscermi. Sento la fatica, ma anche mi accorgo della determinazione e della resilienza che mi portano a svegliarmi presto la mattina ogni giorno e ogni giorno ripetere un gesto solo all' apparenza meccanico, ma che invece è ogni volta diverso, come ogni volta e ogni giorno siamo diversi noi e le emozioni che liberiamo.